Inizia un percorso, nuovo o già visto. Azione. Un passo dopo l’altro, il movimento avvolge lo sguardo. Forme e colori perdono la loro definizione oggettiva. La percezione è visiva, ma allude ad altre esperienze sensoriali: i suoni, gli odori. Gradualmente la prospettiva si affievolisce, demandando al colore – sempre più impalpabile – e all’intensità della luce, il potere decisionale nella costruzione dell’immagine.
Enrico Nicolò parte dal momento dell’esperienza che coincide con la conoscenza: lo interiorizza. Codifica – in un certo senso – l’oblio, il ricordo, il non detto.
Cammina, continua a camminare, a cercarsi e ritrovarsi nella natura rarefatta che lo circonda, metafora del nutrimento spirituale che lo accompagna.
Due sagome si stagliano all’orizzonte, guardano davanti a sé dando le spalle all’interlocutore. Ambigue, forse riconoscibili. Possibilità che lasciano intuire altri significati. L’uno e l’altro, l’Io come pluralità, la voce narrante e quella che ascolta.
Manuela De Leonardis
Manuela De Leonardis, La voce narrante e quella che ascolta, in “Enrico Nicolò, Photoblurrygraph, Collana “I Quaderni di Gente di Fotografia”, Gente di Fotografia Edizioni, Modena, 2015”, pag. 50.