Ecco di nuovo Enrico Nicolò. Eccolo ancora a figurarsi trame ricordate, a ricostruire emozioni vissute, occasioni svanite. Eccolo a lambire i margini del visibile col pragmatismo dell’obiettivo e a valicarli, circospetto, con l’audacia della simulazione.
S’intitola Photoblurrygraph l’ultima trovata allegorica che egli mette in cornice: una recita di sensazioni articolata su fondali idealmente vuoti e su personaggi fatalmente pensosi.
Non sono i soggetti, così, la novità di Nicolò, e nemmeno di per sé quello sfocato moderato alla cui pastosa percezione ci aveva allenati. A marcare un mutamento è semmai la maniera di impiegarlo, il fuori fuoco: come motivo conduttore snodato nel segno di un’accentuazione progressiva.
Gli appigli per gli occhi e per la mente dell’osservatore sembrerebbero allora sdrucciolare sul piano inclinato di un assetto classificatorio non usuale. Invece si rivelano saldi e sicuri molto presto: già nell’improvviso rosso scarlatto della sagoma di donna che, geometricamente sola nel teatro marino, esorta tutti – il suo autore compreso – a non smettere mai di osare.
Carlo Gallerati
Carlo Gallerati, Azzardi meditati, in “Enrico Nicolò, Photoblurrygraph, Collana “I Quaderni di Gente di Fotografia”, Gente di Fotografia Edizioni, Modena, 2015”, pag. 20.