Il volume raccoglie novantotto componimenti poetici, ovvero sia poesie in senso stretto, in larghissima maggioranza, sia alcune opere, anch’esse in versi, che possono essere interpretate come ballate o canti dal sapore antico.
Le liriche, intimiste, ricche di metafore e di immagini riferite al mondo naturale, spaziano su svariati temi interconnessi, quali la libertà interiore, l’amore, il desiderio, la bellezza, la donna, la fragilità, lo scorrere del tempo, la giovinezza, la vecchiaia, la caducità. E poi anche l’inesprimibilità, l’asimmetria affettiva, l’incomprensione e l’incomunicabilità, l’attesa, l’indifferenza, l’ingratitudine, il rifiuto, l’illusione, la vanità, la delusione e la disillusione, l’impossibilità, il distacco, la lontananza, l’assenza, la solitudine, il ricordo, il rimpianto, il dolore, la consolazione, la morte, l’eternità. Ne scaturiscono un inno alla bellezza, una lode dell’animo gentile, l’esaltazione dell’amore come donazione di se stessi, un elogio dell’umile accettazione della realtà della vita.
Un respiro sentimentale, romantico, e venature malinconiche pervadono la raccolta poetica (la seconda dell’autore), percorsa da una tensione spirituale, orientata verso i tempi ultimi, sottilmente nutrita dalla speranza, alla luce dell’opera creatrice e redentrice di Dio. E risonanze bibliche ne sono velatamente segno.
Nelle poesie appare timidamente a tratti una pudica sensualità che mira a magnificare la figura femminile come icona della bellezza, nella sua visibile manifestazione suprema. Non mancano, inoltre, riferimenti all’arte e all’ispirazione che la genera.
Il linguaggio, semplice e sintetico, chiaro ed esplicito, modula uno stile immediato, fotograficamente evocativo, che non teme di riecheggiare, talvolta, forme espressive che hanno contraddistinto la poesia di tempi andati. Su questa linea, con sguardo incantato e tono fiabesco e con un carattere stilistico caleidoscopico ma ben definito, l’autore, con sensibilità contemporanea, si cala anche nei panni del menestrello e non ha paura di configurare intenzionalmente un ampio spettro tipologico che sembrerebbe armonicamente includere, qua e là, accennate, perfino cadenze di danza popolare, di ballata medievale e di canto stilnovistico. Registri e ritmi, questi, sovente sostenuti dall’uso di ritornelli e da una particolare ricerca iterativa della rima, anche in chiave vagamente ironica. E proprio tale fisionomia da ingenuo ma ardito cantastorie costituisce uno degli aspetti peculiari della produzione poetica qui raccolta, che dipinge suggestivamente, in strofe, stati d’animo e condizioni esistenziali. Alcune delle canzoni che fanno parte del volume, per lo più assimilabili a canti della prateria, sono state composte dall’autore alla chitarra classica.
L’Editore
Prefazione, in “Enrico Nicolò, A sera prenderò per te una stella – Poesie, canti, ballate, Palombi Editori, Roma, 2020”, pagg. 5-6.