«[…] Lo stile mi è piaciuto perché semplice ed efficace. Ma già lo conoscevo. Mi è piaciuta anche la scelta dell’aneddotica ora reale ora fantastica perché dà respiro e… riposa. Ma quelli che più mi han dato diletto sono i contenuti. Mi è sembrato di affacciarmi ad una finestra aperta su un vasto orizzonte […]
Ho trovato veramente riposo a percorrere queste pagine… ed ho gioito nel mio cuore.
Perciò ti dico: “Leggili anche tu questi racconti. Possono essere utili e dilettevoli. Son fatti pei grandi e pei piccoli”. Credi a uno che è andato sempre alla ricerca della gioia».
Nel giorno dell’Epifania del 1995 così scriveva Padre Pietro Necci nella sua prefazione ai primi venti racconti della presente raccolta. Sì, l’idea di pubblicare i miei racconti ha più di vent’anni, ma quel primo gruppo di storie, insieme al secondo, anch’esso costituito da venti titoli, ha dovuto attendere oltre quattro lustri prima di trovare pubblicazione nella veste attuale, ufficiale e completa, che comprende anche un quarantunesimo racconto, l’ultimo dell’indice, scritto una decina d’anni fa. Quei quaranta racconti, che sotto forma di raccolta hanno avuto una circolazione esclusivamente familiare, nel 1999 furono rilegati artigianalmente in pochissimi esemplari, nei quali si trova la citata prefazione di Pietro Necci, presbitero. E anche poeta.
Effettivamente, a voler schematizzare, la raccolta “Il sole brilla alto” consente due possibili piani di lettura. Il livello inferiore, denotativo, letterale, immediato è in un certo senso quello più legato alle storie raccontate, di per sé, ed è in generale godibile e fruibile anche dai lettori più giovani, che possono ricevere stimoli per la fantasia e qualche messaggio edificante. Il livello superiore, connotativo, evocativo, figurato, metaforico in senso lato è quello che si nasconde un poco sotto traccia, tra le righe, e che può entrare più profondamente in risonanza con l’immaginario, l’universo e l’esperienza personali di un pubblico di qualsiasi età.
Perché ci sono voluti oltre vent’anni per pubblicare questa raccolta? Perché in mezzo c’è stata tanta parte di vita, con le sue soddisfazioni e le sue difficoltà e sofferenze. Con i suoi impegni e le sue distrazioni. Diversioni, che hanno progressivamente condotto la mia ricerca espressiva nei campi della poesia, della fotografia e poi della pittura. Ciò, additivamente, senza cioè abbandonare strada facendo nessuna di tali esperienze autoriali, per scoprire sempre più che per me l’aspetto più importante, in fondo, non è il mezzo utilizzato, artistico (delle arti visive) o letterario, ma il contenuto o il messaggio profondo da comunicare, che urge ed emerge dal mio intimo sentire. E che di volta in volta, appunto, prende forma in un modo o in un altro affinché ne resti traccia per gli altri.
Ecco perché gli elementi invarianti, comuni dunque a tutti i racconti eterogenei di questa raccolta, sono quello autobiografico e quello esistenziale, sebbene tra i racconti stessi, volendo anche qui forzatamente distinguere e classificare, si contano più di dieci titoli autobiografici in senso stretto, quasi quindici racconti intimisti di fantasia, quattro storie fantastiche e poi, più o meno equiripartiti, racconti storici, sentimentali, poetici, aneddotici, biblici o pseudostorici, sperimentali e di avventura.
“Il sole brilla alto”, allora, corrisponde anzitutto a una mia intenzione di recupero della dimensione della narrativa allo scopo di non escluderla dalle forme espressive con cui ho cercato sia di trasmettere qualcosa di me, sia di riverberare qualcosa della bellezza della creazione e della sublimità di poter essere in cammino verso i tempi ultimi, oltre lo spazio e il tempo.
Lonely is the poet, mi piace dire. Così come: fotografo perché ho qualcosa da scrivere. Mentre, per quanto riguarda la pittura, mi appoggio senz’altro alle parole di René Magritte: «Vigilo a non dipingere, nella misura del possibile, se non quadri che evochino il mistero con la precisione e il fascino necessari alla vita del pensiero». E poiché il tema della solitudine percorre anch’esso trasversalmente tutta la mia produzione artistico-letteraria incrociandosi variamente con due profondissime aspirazioni ed esigenze che vivono nell’animo di ogni uomo, ovvero quella di amare e di essere amato, desidero concludere riportando qui un pensiero di Vincent van Gogh, che trovo folgorante nella sua formidabile capacità di sintetizzare, anche per la specifica prospettiva di un autore, una vita di emozioni, speranze, attese e laceranti disillusioni: «È come avere un gran fuoco nella propria anima e nessuno viene mai a scaldarvisi, e i passanti non scorgono che un po’ di fumo, in alto, fuori del camino e poi se ne vanno per la loro strada».
Enrico Nicolò
Roma, 10 aprile 2016
Enrico Nicolò, Postfazione, in “Enrico Nicolò, Il sole brilla alto – Racconti brevi, Palombi Editori, Roma, 2016”, pagg. 147-148.