Sgridò i venti e il mare (Mt 8,26b): nessun titolo mi sembra più appropriato per questo progetto fotografico di Enrico Nicolò ispirato ai Vangeli. Le sue fotografie consapevolmente sfocate sembrano puntare dritto al nocciolo del tema, la Rivelazione di Cristo, con una fermezza tale da avvicinarsi quasi a un monito. L’adozione dello sfocato evoca, inoltre, quelle intuizioni di immagini dai Vangeli menzionate nel sottotitolo. È evidente l’impegno speso dal fotografo nel cercare di affidare la sostanza e il messaggio di un tema così elevato a modi espressivi idonei. L’uso del bianco e nero analogico, eseguito con fotocamere di vecchia generazione, non fa che ribadire quest’affermazione. Nell’epoca del digitale a colori, che ha mutato il linguaggio fotografico e soprattutto la filosofia del fotografare, il bianco e nero ha un potere immaginifico e quasi astrattivo che lascia ancora più libero l’osservatore di partecipare attivamente alla visione. Così appaiono le sue stampe ai sali d’argento, che ci riportano a un procedimento tradizionale ormai sopraffatto dalle attuali tecnologie riproduttive.
La forma essenziale e rigorosa appare intimamente connessa al contenuto iconografico che ripercorre principalmente la vita di Gesù con gli Apostoli o in episodi in cui appare da solo. Si tratta di suggestioni visive in cui si colgono momenti particolari della vita di Gesù con i suoi discepoli, attimi soprattutto di tranquillità e di incontro. Queste suggestioni fanno riferimento alla sfera dell’emozione e prima ancora della percezione. L’emozione non è immediata ma è preceduta da una riflessione, sarebbe meglio dire, dal silenzio, che tutto filtra e tutto vaglia. Proprio per questo, seppure con assoluta discrezione, le fotografie di Nicolò sembrano ricordarci la limitatezza terrena rispetto alla conoscenza e alla visione che l’uomo ha di Dio. C’è una distanza di rispetto in queste fotografie di fronte alla rappresentazione del divino, avvertita maggiormente da chi come la sottoscritta è credente, ma pure una forza poetica e inchiodante riassunta nel già citato versetto di Matteo Sgridò i venti e il mare scelto per il titolo. Gesù è presente in modo autorevole e rassicurante per i suoi discepoli spesso paurosi o confusi, un po’ come lo siamo noi tutti esseri umani nel viaggio della vita.
La fotografia di Enrico Nicolò, da sempre incentrata su temi dell’esistenza umana, come la sofferenza, la fragilità, la solitudine e la tensione dell’uomo al trascendente, e rivelata attraverso un linguaggio simbolico, fatto di paesaggi concettuali e interiori, credo si possa definire una fotografia in cammino, che fa riferimento al cammino quotidiano dell’uomo in questo tempo così accidentato, ribadendo anche il dono innato della capacità di sintesi che sin dalle sue origini la fotografia stessa ha in sé.
Paola Di Giammaria
Paola Di Giammaria, Enrico Nicolò, un fotografo in cammino, in “Enrico Nicolò, Sgridò i venti e il mare – Intuizioni di immagini dai Vangeli, Palombi Editori, Roma, 2013”, pag. 81.